“Evvi una Villa di detti signori Marchesi Dosi poco lungi dalla città, consistente in una scala a due andate con statue e balaustre di marmo, una sala dipinta da Francesco Natali e dal Ghilardini, e tutta la suddetta è dipinta dall’istesso Natali, con orti, giardini e scherzi d’acque.”
A. CONTESTABILI Descrizione delle chiese e dei palazzi di Pontremoli.
La Villa “dei Chiosi” fu edificata negli ultimi anni del XVII secolo per volontà dei fratelli Carlo e Francesco Dosi, ricchi uomini d’affari che avevano trovato nella Pontremoli Granducale un luogo ideale per sviluppare fiorenti commerci tra il porto di Livorno e la pianura Padana.
La storia di Villa Dosi è anche la storia di una famiglia che dalla sua edificazione fino ad oggi è rimasta sempre legata a questo luogo, attraversando periodi di splendore e periodi di abbandono, fino al lungo e impegnativo restauro che ci permette oggi di ammirarla in tutto il suo splendore.
La Storia della famiglia Dosi
Le prime notizie storiche della famiglia Dosi si riferiscono al giuramento di fedeltà fatto alla città di Modena nel 1168 da alcuni membri della famiglia ed alla loro partecipazione a lotte di supremazia che si svolsero in quella città nel XII e nel XIV secolo. La famiglia si trasferì successivamente a Bologna e ancora a Belgioioso in provincia di Pavia; nel 1496 un Guglielmo si trasferì a Pontremoli come comandante del presidio Sforzesco al castello del Piagnaro.
Nei successivi decenni la famiglia Dosi diede inizio a fiorenti attività commerciali tra Pontremoli, Livorno e Piacenza e raggiunse in breve tempo un notevole benessere. Nel frattempo, grazie ad un’accorta politica matrimoniale, si legano alle più importanti famiglie locali. Il pieno riconoscimento della famiglia nel contesto pontremolese si ha sul finire della prima metà del secolo XVII quando Nicolò Dosi (1619-1669), figlio di Carlo, viene ammesso al Consiglio Generale di Pontremoli.
Negli ultimi decenni del Seicento, gli eredi del ricco mercante Nicolò Dosi, Carlo e Francesco, fecero edificare e decorare la cosiddetta “casa dei Chiosi”.
L’abbandono della casa all’indomani della Rivoluzione Francese (1789-1814) rappresenterà il culmine di questa vicenda.
Nei secoli XIX e XX le sorti della famiglia si sono gradualmente risollevate, grazie a figure come Gian Simone (1790-1854), Gian Carlo (1824- 1915, ricordato perché presentò a re Vittorio Emanuele II assieme ad altri personaggi tra cui Giuseppe Verdi i risultati del plebiscito di annessione del Ducato Di Parma e Piacenza allora Regno di Sardegna) e suo figlio Andrea (1863-1924).
La Storia della Villa
A dare il benvenuto al visitatore, sopra al portale principale dell’edificio, i busti di Carlo e Francesco Dosi, ideatori e committenti della Villa. Dai cartigli sottostanti i ritratti dei due fratelli, infatti, apprendiamo che l’immobile fu edificato proprio da Carlo e Francesco nell’anno 1700.
In realtà, la data 1700 è da considerarsi assolutamente indicativa, infatti alcuni documenti e testamenti di famiglia recentemente analizzati ci fanno immaginare che l’idea progettuale della villa fosse già stata partorita tra gli anni 60 e 70 del XVII secolo. Dai documenti risulta che nel 1693 Villa Dosi, definita “fabrica” e “palazzo con giardino”, fosse già coperta e già ci si occupava di fornirla di statue e decorazioni pittoriche.
Se conosciamo con certezza i nomi e i ruoli di chi ha voluto e commissionato Villa Dosi, non si hanno notizie certe sull’identità dell’architetto che la progettò e delle maestranze che la realizzarono.
Per la decorazione degli spazi interni, sono chiamati a lavorare il lombardo Francesco Natali, architetto e pittore di origine cremonese formato alla scuola dei Bibiena, e il toscano Alessandro Gherardini, “l’ultimo dei grandi fiorentini”, artista di grande fama molto attivo a Pontremoli.
Al Natali sono comunemente attribuiti la decorazione degli interni con le tipiche “quadrature”, che diventeranno la cifra stilistica del barocco pontremolese per tutta la prima metà del XVIII secolo, mentre al Gherardini è assegnata la paternità degli affreschi di figura del salone principale, purtroppo oggi in grande parte perduti.
Mentre Alessandro Gherardini lavorò a Villa Dosi tra il 1697 e il 1700, mentre Francesco Natali vi operò per la prima volta nel 1697, restando impegnato su questa commessa per almeno dieci anni.
La tradizione di famiglia attribuisce al Natali anche la progettazione del ponte e della cappelletta dei Chiosi. Qui, un’epigrafe testimonia che il ponte fu fatto erigere da Carlo Dosi nel 1705 “ad solum proprium usum eiusque heredum”.
“Quei trent’anni di abbandono lasciarono “tracce indelebili” negli affreschi del salone, in gran parte irrimediabilmente perduti, come perduti saranno mobili, arredi, porte, statue e persino il grande cancello d’ingresso, sostituito poi nel secolo XIX”
Così racconta Pier Andrea Dosi Delfini in uno dei suoi scritti. Lentamente, la famiglia riarreda la Villa, spesso comprando (o ricomprando) dipinti, mobili, lampadari da altre famiglie pontremolesi oppure attraverso un’attenta ricerca sul mercato antiquario
Visitatori illustri
Il duca di Parma e Piacenza Francesco Farnese e sua moglie Dorotea Sofia di Neoburgo visitarono la villa di Pontremoli nel 1714 di ritorno dal loro viaggio compiuto per accompagnare la figlia Elisabetta andata in sposa all’imperatore Filippo V di Spagna. Il duca, infatti, si dimostra intenzionato “a portarsi a Pontremoli a solo fine, et effetto di vedere la di lui Villa dei Chiosi”
La villa, non ancora completa, li ospitò in pompa magna con tutto il loro seguito. Il soggiorno di questi prestigiosi visitatori è narrato nelle cronache della Villa:
Giunsero l’A.A. Loro in detta Villa venerdì 28 Sett.bre circa l’ore 22 col seguito di Dame, Caval.ri, Paggi, Segreteria, Aiutanti di Camera Collettoni, e Carabinieri, e tutto il rimanente della Famiglia bassa, con una scuderia di Cento cinquanta Cavalli […]
La cronaca di questa importante visita ci offre uno spaccato davvero interessante sui costumi e le consuetudini della società settecentesca. Saranno proprio gli eredi dei duchi Farnese, più precisamente il figlio di Elisabetta, ad insignire del titolo di marchese i componenti dalla famiglia Dosi Delfini. Scarica qui il testo completo >>>